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BodyBrainMind

Autore/i capitolo: Imbasciati A.

La Neuropsicoanalisi si è affermata da non pochi anni come scienza specifica per studiare l’integrazione delle nozioni sul funzionamento mentale, da più di un secolo esplorate lungo il progresso della psicoanalisi, con quanto negli ultimi due decenni sappiamo dalle neuroscienze sul funzionamento del cervello, soprattutto con le “Affective Neuroscience”. In termini semplificati neuropsicoanalisi significa lo studio dei rapporti tra mente e cervello.


Com’è che Il nostro cervello produce la mente? E che cosa è tutto ciò che denominiamo “mente”? Com’è che ciò che accade nella nostra soggettività, sia che ne siamo consapevoli sia che questo inconsciamente regoli il nostro comportamento e la nostra vita, può essere spiegato in base ai processi biochimici delle nostre reti neurali? Dobbiamo supporre una qualche trascendenza della nostra mente, della nostra “anima”, rispetto al corpo?

L’attuale formazione professionale degli psicoanalisti e di tutti gli psicologi è tuttora ben poco informata da quanto finora acquisito dalla Neuropsicoanalisi. Per questo motivo, di un indispensabile ancorché non facile aggiornamento, sono stare pensate e scritte queste “Sette lezioni”, sommarie, di Neuropsicoanalisi.


Fulcro per una visione più chiara, immune dai secolari pregiudizi della nostra tradizione filosofica-teologico-popolare che tuttora danno forma all’operato di chiunque si occupi di “mente”, è costituito da una comprensione aggiornata di quanto è oggi denominabile come mente dell’essere umano e come questa proceda, lungo lo sviluppo di un singolo individuo fin dalla sua epoca fetale e poi per tutta la sua vita, da un primo suo apprendimento, essenzialmente interpersonale e inconscio, di quei funzionamenti neuromentali che vanno sotto il nome di affetti. Costituiscono questi la base su cui iI cervello viene ad essere “costruito”: quel cervello, di quel singolo individuo, a seconda della base dei suoi primissimi apprendimenti che sono occorsi nella sua vita, anche fetale. Il cervello infatti non è “dato” dal genoma dell’homo sapiens, se non nella sua macromorfologia, ma la microstruttura con suo funzionamento (sinapsi) viene costruita, in modo assolutamente individuale, sotto forma di reti neurali nelle esperienze che hanno generato un qualche apprendimento.

È ormai uniformemente riconosciuto che nessuno ha un cervello uguale a quello di un’altra persona: la “qualità” di un cervello, nell’ottimalità dei suoi Individuali tipi di funzionamento piuttosto che in difetti, fino alle forme denominate come patologie, dipende dalla qualità dei primi apprendimenti affettivi che il singolo bambino poté ricavare dalle cure primarie offertegli dai sui caregivers.

Tali apprendimenti, di modi di funzionare, si strutturano nel cervello in forma di reti neurali: queste condizioneranno la qualità di ogni altro apprendimento di ulteriori funzioni sotto forma di ulteriori reti neurali. Queste regoleranno lo sviluppo globale di quel bambino, nella mente come nel corpo: il primo sviluppo delle funzionalità affettive di quell’individuo condizionerà dunque ogni ulteriore sviluppo di quella persona nei successivi suoi apprendimenti, cioè in successive costruzioni di reti neurali, che potranno esplicare le funzionalità neuromentali di quel cervello di quell’adulto nella sua vita. Questo sviluppo, di una unitarietà psicosomatica, costituisce un “Organismo”, che viene riassunto nel concetto di Bodybrainmind, così da me denominato ampliando il già usato termine di Mindbrain.

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