Psicoanalisi senza teoria freudiana
La psicoanalisi è molto cambiata dai tempi di Freud: gli psicoanalisti operano oggi in modo di gran lunga diverso da come lavorava il Maestro cento anni fa. Lo sviluppo è avvenuto nella clinica, mentre la teoria è stata trascurata, per lo meno in una sua chiara formulazione. Di conseguenza chi non opera nel campo, e quindi non è in grado di conoscere le teorie sottese alla pratica, è rimasto alla teoria freudiana, e in particolare a come Freud la delineò nel 1915 nella sua “Metapsicologia“. Questa teoria risultava in sintonia con le scienze dell’epoca, adeguata, chiara, a tutti più o meno comprensibile, sicché divenne caratterizzante l’intera psicoanalisi.
Le istituzioni psicoanalitiche, che curano la formazione clinica dei loro associati, non si sono in egual modo curate di esplicitare le nuove teorie, formulandole in modo unitario e accessibile, come invece vi riuscì Freud. Da qui è derivata una immagine popolare della psicoanalisi rimasta legata alle teorie freudiane: pulsioni, rimozione, libido, edipo, sessualità e via dicendo. Questa teorizzazione, non più in sintonia con lo stato attuale delle altre scienze, conosciuta in modo inevitabilmente riduttivo, risulta oggi obsoleta e criticabile, generando una immagine negativa della psicoanalisi, che nuoce agli stessi psicoanalisti.
A ciò si aggiunge il fatto che in questi ultimi vent’anni gli psicoanalisti, non protetti da alcuna tutela legale specifica (quella degli “psicoterapeuti” è in Italia omnicomprensiva e di facile accesso), hanno proliferato, cosicché, alle classiche Associazioni SPI e AIPsi, che aderiscono agli standard internazionali IPA che garantiscono la formazione e l’operato dei loro appartenenti, si sono via via aggiunte alcune centinaia di altre scuole, gruppi e cenacoli, con migliaia di cosiddetti psicoanalisti, talora autodidatti. Questa proliferazione ha prodotto una gran confusione, che rende oggi ancor più necessaria una chiarificazione a livello di immagine popolare.
Nel presente libro, l’Autore, sulla scorta delle relazioni presentate a un Congresso Internazionale intitolato appunto “Psicoanalisi senza teoria freudiana“, elabora un commento che costituisce il filo conduttore dell’intero testo e che intende dimostrare che:
- la psicoanalisi clinica attuale non è più compatibile con l’originaria metapsicologia freudiana e d’altra parte manca una omologa ma diversa e adeguata formulazione teorica;
- vi contribuisce un uso confuso del termine “teoria“, anche tra gli stessi psicoanalisti qualificati;
- mancano adeguati criteri epistemologici e si confondono le teorie con le scoperte;
- manca un adeguato confronto con le neuroscienze;
- occorre estrarre dalla clinica psicoanalitica attuale una adeguata e unitaria teoria sulle origini, lo sviluppo e il funzionamento della mente, cioè una nuova metapsicologia.
Freud rimane il geniale inventore di un metodo che ha fondato una scienza, che nel suo sviluppo può oggi prescindere dalla teoria che egli poté formulare cento anni fa.