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Lockdownite: nuova parola per una “nuova” malattia?

12 Dicembre 2021

Ecco una nuova parola: lockdownite. Sembra una malattia e in realtà oggi molti ne soffrono, alcuni gravemente, ma quasi tutti, sia che si accorgano di soffrirne, sia che non se ne accorgano, sono convinti che si tratti di una reazione emotiva che si possa sopportare e controllare.

[ Articolo aggiornato il 27 gennaio 2023 ]

In questo ultimo anno sono circolate sui canali dedicati ai medici, psichiatri e pediatri soprattutto, agli psicologi, ai pedagogisti e ai responsabili dell’Istruzione, notizie autorevoli di studi scientifici che hanno riscontrato un aumento, eccezionale rispetto agli anni precedenti, delle malattie mentali, soprattutto nelle forme meno clamorose, dei suicidi e ancor più di disagi psichici di varia forma, evidenti nei minori.

Queste ricerche scientifiche esprimono una crescente preoccupazione circa il futuro della salute mentale pubblica: i rilievi riscontrati vengono infatti riferiti alle misure sanitarie di isolamento che sono state ritenute necessarie per contenere la diffusione del Covid, con le restrizioni dei contatti sociali di carattere interpersonale e la generalizzazione della comunicazione a distanza.

Queste misure, prese in quasi tutti i paesi del mondo, hanno generato uno stile di vita che si prospetta irreversibile al di là della minaccia sanitaria e che induce modificazioni nello sviluppo del cervello di molti individui.

Dunque il lockdown, accanto alle conseguenze economiche, comporta una insidiosa sindrome psicosociale, equiparabile a una nuova malattia. Può essere pertanto utile, per una miglior coscienza di fronte a prevedibili prospettive, proporre, per questa “epidemia” il termine di lockdownite. Il futuro che ci si prospetta non è trascurabile, per tutte le conseguenze a catena che si possono produrre nella nostra civiltà.

La lockdawnite sembra funzionare come una malattia, e in realtà tutti oggi ne sono contagiati, mentre molti ne soffrono in maniera leggera, o forse ne soffrono senza accorgersene, convinti che si tratti di una reazione emotiva, che, “in quanto tale”, si possa sopportare e controllare.

È questo un atavico pregiudizio della nostra tradizione filosofico-religiosa. Il nostro uomo contemporaneo, malgrado sia ancora chiamato Homo Sapiens, non è in realtà molto sapiente, perché non ne vuol sapere di quanto la scienza abbia oggi dimostrato che le emozioni e gli affetti e i sentimenti, si formano dentro di noi indipendentemente dalla nostra volontà, e con questa comunque non si possono eliminare, ma solo nasconderseli.

E che sono proprio le emozioni nascoste, gli affetti e i sentimenti, che sono anch’essi dentro il nostro cervello né più né meno di tutti i nostri pensieri, che governano il nostro corpo ed anche la nostra mente. Non si possono “scacciare i cattivi pensieri”, come invece i pregiudizi della nostra tradizione ci hanno inculcato.

E allora il “libero arbitrio”? Le neuroscienze lo stanno indagando: quel che per ora sappiamo è che questa nostra supposta funzione mentale non è come ce l’hanno dipinta. I pregiudizi sono tanti, e tenaci.


Aggiornamento e integrazioni all'articolo - 27/01/2023

Ho pubblicato questo articolo nel dicembre 2021, quando erano state adottate le misure di lockdown, insieme al Green Pass, per contrastare la diffusione del Covid 19.

Allora, pensavo che l’effetto di una parola che finisce in “ite” (lockdownite) facesse riflettere sul fatto che queste misure potessero provocare un’ulteriore e diversa malattia, oltre a quella data dal virus.

Ma si è continuato, nel corso del 2022, a proporre l’idea che si trattasse di una conseguenza a lungo termine del Covid, con le sue varianti, e si è parlato di longcovid.

Questo fa pensare alla tendenza della nostra collettività medicalizzata a rifiutare l’idea che una sindrome somatica sia causata dalle condizioni psicologiche.

Il suo effettivo agente non è stato tanto un virus, esterno, quanto le conseguenze somatiche di una condizione psichica del tutto innaturale rispetto ai secoli, millenni, in cui l’homo sapiens ha imparato a proteggersi dalle condizioni avverse alla sua vita.

L’effetto dell’uso intenso e prolungato delle misure contro il Covid ha favorito una condizione psichica, mentale, che agisce sul corpo, provocando modificazioni perlopiù inavvertite, a loro volta segnalate al cervello e dal cervello tradotte in condizionamenti del corpo e poi ancora alla mente, provocando le varie sindromi postcovid (Bodybrainmind).

La nostra superbia di poterle sopportare indenni con la nostra mente (cfr. libero arbitrio) induce a sostenere che si tratti di ulteriori agenti esterni, come le cosiddette varianti virali, anch’esse da vincere con la scienza.

La mia proposta di usare la parola lockdownite, invece che longcovid o altro, ha lo scopo di sottolineare quanto le condizioni in cui è costretta a funzionare la psiche possano generare sindromi patologiche a livello fisico, come una malattia sopravvenuta a turbare la regolazione corpo-cervello-mente costruitasi lungo la vita dell’individuo.

Una tale idea, sottintesa nella mia proposta, viene rifiutata respingendo la parola lockdawnite in quanto l’uomo pretende di avere il potere di regolare la propria mente in qualsivoglia condizione (pregiudizio del libero arbitrio) e quando non ci riesce vuole a tutti i costi attribuire solo al corpo, vittima di un agente esterno (il longcovid) la causa del disturbo nel corpo.

In parole più semplici, la mia proposta richiama l’idea che condizioni inumane fanno ammalare l’Homo sapiens come una effettiva sopravvenuta malattia, spesso postuma, del corpo, e l’uomo non ha la libertà di potervi intervenire, pretendendo di esser padrone e arbitro di se stesso.

Questa pretesa è tanto tenace e tanto inconscia da far rifiutare persino la mia parola (lockdownite) che con il suo suffisso la richiama.

Suggerimenti

Imbasciati A., Cena L., Psicologia Clinica Perinatale baby centered, F. Angeli, Milano 2020 [ I capitoli 1, 2, 3 e 4 ]

Imbasciati A., Bodybrainmind, Mimesis, Milano 2020 [ I capitoli 1, 2, 3, 6 e 7 ]

Imbasciati A., Una vita “con” la psicoanalisi: la costruzione del cervello e il futuro dell’umanità, Mimesis, Milano [ I capitoli 4, 5 e 6 ]

Imbasciati A., The unconscious and consciousness of the memory: A contribution from Neuroscience, International Forum of Psychoanalysis, 2020, vol. 29, 2, 115-124

Imbasciati A., Una vita “con” la psicoanalisi: la costruzione del cervello e il futuro dell’umanità, Mimesis, Milano, vol. pp. 338

Imbasciati A., Cena L., Il futuro dei primi mille giorni di vita (IV volume Psicologia Clinica Perinatale), Franco Angeli, 2018, Milano

Imbasciati A. Sei seminari di Psicoanalisi Integrata, Alpes, 2018, Roma.

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