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Coscienza, inconscio, memoria. Cinque saggi tra psicoanalisi e neuroscienze.

Autore/i capitolo: Imbasciati A.

[ Versione aggiornata il 14 novembre 2022 ]

L’inconscio viene considerato l’oggetto di indagine specifico della psicoanalisi: ma questo “inconscio” è stato scoperto, individuato e descritto in pieno stato di coscienza, servendosi cioè della nostra coscienza come per tutte le indagini scientifiche. Non è però senza stato indagato adeguatamente in che cosa tale “strumento-coscienza” consista e come funzioni nel darci il suo risultato. Dall’opera di Freud, d’altra parte, è derivata l’idea pregnante che “la coscienza” sia fallace.

Si è distinta una “coscienza fenomenica”, cioè di come ci appare e conosciamo il mondo esterno, da una “coscienza riflessiva”, volta alla propria interiorità: dallo studio di quest’ultima deriva la scoperta dell’inconscio e l’intera psicoanalisi. La coscienza fenomenica si è invece data per scontata, “obiettiva”, dunque uguale per tutti: questo contrasta con quanto da qualche lustro sappiamo sul cervello e cioè che “nessuno ha un cervello uguale a quello di un altro“. A livello neurale ciò si constata facilmente per la coscienza riflessiva, ma anche la coscienza fenomenica dipende da reti neurali: uguali per qualunque soggetto? Oppure dobbiamo indagare se, come e perché si possa differenziare per ogni soggetto.

In effetti un tale studio è oggi all’attenzione dei neuroscienziati: come si forma la coscienza fenomenica? Ovvero la capacità di conoscere il mondo per interagirvi efficacemente: come e quando con tale coscienza il bambino comincia a percepire in modo adeguato la “realtà” che ci circonda.

Un “apprendere dall’esperienza”, che dalla letteratura psicoanalitica è stato descritto sul piano della soggettività nella relazione analista-analizzando, viene dall’A. ridescritto per qualunque esperienza che vada a far parte della mente attraverso sue trasformazioni, in una progressiva costruzione di reti neurali che determinano le funzionalità del cervello di un determinato individuo. Il cervello funziona attraverso le reti neurali che vi si sono costruite a cominciare dal feto. Ogni esperienza del soggetto ne produce, modificando le precedenti e da queste viene peraltro condizionata la formazione delle reti successive. Questo processo accentua le differenze individuali di ogni cervello. Ciò che succede nel cervello non è omologabile alle esperienze obbiettive che fa il soggetto interessato, coscientemente o no: il piano neurale non è omomorfo con ciò che succede nella soggettività, come si crede nella cultura popolare.

Questo apprendimento del cervello consiste in processi biologici che producono formazione di nuove reti neurali e rimodulazione delle precedenti, e pertanto nuove funzionalità. Tale apprendimento dipende da ciò che le incipienti capacita di quel cervello possono organizzare elaborando le afferenze dal corpo: del feto, poi neonato e bimbo. Una percezione, in senso proprio, sopravviene gradatamente come organizzazione che un cervello è in grado di effettuare sulle afferenze dai sensori corporei ed è progressiva rispetto alla capacità di rappresentare la realtà del modo esterno, in funzione dell’adattamento.

Un neonato non percepisce come un bimbo di un paio di mesi, e questo stesso bimbo non percepisce le stesse cose come le percepirà a sei mesi, tantomeno come le percepirà a un anno, o più grandicello o da adulto. L’organizzazione che un cervello dà alle afferenze per costituire una qualche percezione, come tale in quel momento riconoscibile, dipende da una progressiva capacita di quel cervello di imparare, cioè metter in memoria, progressive capacita di organizzare le afferenze: finché si giunge a quella organizzazione, più stabile, che costituisce il tipo di percezione dell’adulto. Questa si mostra stabile e dà origine all’obiettività che si constata nella coscienza prefenomenica.

Si delinea in tal modo la progressione di quanto elaborato dal cervello come un suo apprendimento e messa in memoria sotto la forma biologica di nuove reti neurali, nonché di modifica delle precedenti, in una progressiva differenza tra la mente e il cervello, cioè tra il piano che appare o comunque è rilevabile nella soggettività, e ciò che è messo in memoria nel cervello. I due piani non sono omomorfi, come si continua a credere nella nostra cultura pensando di localizzare nel cervello “centri” ognuno responsabile di una funzione quale appare al soggetto.

Se quanto viene messo in memoria dipende dalla percezione, questa nel neonato è tutt’altro che rappresentativa di una realtà, efficace, cioè per l’adattamento. Tuttavia abbiamo prova che tracce primitive permangano in memoria: si tratta delle tracce di quanto denominiamo “affetti”, non rappresentabili in quanto costituiti da un’infinità di percezioni progressive e cangianti, nel neonato e nel bimbo preverbale e pertanto non raffigurabili in qualche ricordo. Per tal ragione non possiamo ricordare esperienze definite della nostra prima infanzia.

Questa progressiva messa in memoria dell’esito neurale delle progressive capacità percettive del cervello spiega le conferme che l’infant observation e la clinica psicoanalitica madre-bambino hanno descritto su come gli eventi della prima e primissima infanzia, condizionando l’esito delle esperienze successive, si ritrovi sotto trasformate forme nel carattere e nella struttura affettiva di quell’adulto. Ma non sono ricordabili: sarebbero insiemi indecifrabili per le capacita di coscienza ricordabile di un adulto, insiemi informi e confusi. Di qui la cosiddetta amnesia infantile.

Sono le tracce di quanto intercorse nel corpo e nel cervello di quel neonato e infante con la sua mamma: tracce di affetti, ma non rappresentabili come tali, in quanto sono intercorsi, ma non sentiti, da una qualche coscienza. Potrebbero forse essere paragonati a certi stati di sogno senza immagine alcuna, indefiniti e confusi,

In questo quadro l’A. sottolinea l’importanza della traccia delle prime esperienze di quanto denominiamo “affetti” come fondante il destino della struttura neurale che si costruirà, e che condizionerà l’elaborazione e l’assimilazione di ogni successiva esperienza. Queste tracce sono originate nel cervello da afferenze soprattutto tattili, termiche, olfattive e comunque di origine endocorporea e intercorporea non ancora organizzate percettivamente. Sono pertanto irrappresentabili per la coscienza quale si svilupperà in tempi successivi: quel che percepì un neonato o un infante non è configurabile per noi adulti, e per questo non può essere ricordato. E’ questa la genesi della cosiddetta amnesia infantile: una memoria non ricordabile, che implica necessariamente una netta differenza tra memoria e quanto possa essere un “ricordo”.

Nel quadro che viene tratteggiato l’A. sottolinea la difficolta degli analisti nel considerare in che cosa consiste il rapporto mente-cervello, per un interesse adeguato a un’integrazione tra psicoanalisi e neuroscienze, tra la soggettività, distorta molto spesso da atavici pregiudizi culturali e la realtà del corpo, cervello, rispetto alla mente: il “Bodybrainmind”, come definito nel titolo del precedente volume dell’A.

Antonio Imbasciati, 14 novembre 2022

INDICE

Presentazione

Cap.1
L’unitarietà corpo-cervello-mente: psicosomatica o bodybrainmind?
Mente e cervello
Imparare a percepire
Come impara il neonato

Cap.2
Inconscio e coscienza tra psicoanalisi e neuroscienze
Teorie per spiegare
Cos’è mai questa coscienza?
Le reti neurali
Difficoltà degli analisti nei confronti delle neuroscienze
L’inconscio è memoria

Cap.3
Gli affetti e la memoria non ricordabile
Perché non si ricorda
Il pregiudizio memoria=ricordo
Il cervello è la memoria
Memoria e incomunicabilità dell’eventuale ricordo

Cap.4
La costruzione del Bodybrainmind
Il concetto di mente e i nostri pregiudizi
Come si costruisce una mente, ovvero cosa succede quando si impara
Cosa succede nel cervello quando si impara

Cap.5
Il pregiudizio: i giochi della coscienza
I pregiudizi degli umani sulla “mente”
La mia mente è ciò che mi mostra la mia coscienza
La questione del libero arbitrio
Gli affetti
La mente normale: in un cervello normale?
E’ l’esperienza che costruisce un cervello. Esperienza del cervello, non esperienza della persona
La percezione
La Memoria

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