Professore Emerito dell’Università di Brescia, membro ordinario con funzioni di training della Società Psicoanalitica Italiana (S.P.I.) e dell’International Psychoanalytical Association (I.P.A.).
In qualità di Professore Ordinario di Psicologia Clinica, ho diretto per 25 anni la Sezione di Psicologia del Dipartimento Materno Infantile della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Brescia.
Ho lavorato come psicoanalista, psicoterapeuta, supervisore e ricercatore a Milano e a Brescia. Insieme ai colleghi Alessandro Salvini e Enrico Molinari sono stato fondatore e presidente del Collegio dei Professori e Ricercatori Universitari Italiani di Psicologia Clinica. Come sessuologo ho insegnato presso il Centro Interdisciplinare per la Ricerca e la formazione in Sessuologia (CIRS, aderente FISS).
Con “perinatalità” in ambito sanitario si è inteso il periodo attraversato dalla donna incinta, prossima al parto e nel puerperio: in questo periodo può manifestarsi un disagio psicologico che, qualche volta, può assumere aspetti psicopatologici.
Perché spesso non si ricordano cose che siamo sicuri di avere in memoria? Se la memoria è nel cervello, cosa è che fa, o non può fare il cervello per farcela, o non farcela, ricordare?
La psicoanalisi è una scienza, fondata da Freud, che si propone di studiare la psiche al di là di quanto ogni singolo essere umano possa in coscienza descrivere e affermare su sé stesso.
La Psicologia Medica, disciplina con tal nome ufficiale, non è una cura psicologica che debba essere praticata da medici, come alcuni credono, forse in base al vecchio mito del “Dottore”.
Freud ebbe a confessare: “In verità io non sono mai stato propriamente medico (…) non so nulla che deponga per un mio bisogno di aiutare l’umanità sofferente”
Un neonato, o un bimbo di qualche mese, o anche di un anno o due, non ha ancora imparato a percepire bene. La percezione non è una fotografia, ma non è neanche il risultato automatico di quanto i nostri sensori sparsi in tutto il corpo inviano al cervello.
Un pregiudizio è una convinzione molto intima, anzi misconosciuta e esplicitamente negata dal soggetto (“che ce l’ha da qualche parte nella mente”), e che tuttavia permane a condizionare la sua condotta, e il modo di pensare e ragionare, a dispetto di nozioni scientifiche a disposizione.